mercoledì 23 maggio 2018

Come sussurro di vento.

<Cosa fai lì, con quell'aria sognante?>.
<Aspetto>.
<Come "aspetto"? Cosa aspetti? Chi aspetti?>.
<Aspetto l'eternità>.
< Forse vuoi dire che "aspetti da un'eternità "?>.
<Simpatico! No no, aspetto l'eternità>.
< No no, guarda che in italiano non si dice così. Se vuoi esprimere che stai aspettando da tanto, devi dire: "aspetto da un'eternità"!>.
<Accipicchia, questa è bella! Saprò cosa voglio dire, no? Non aspetto da tanto, ma l'oggetto della mia attesa è l'eternità!>.
< Ah, ho inteso...no, anzi, in realtà non ho capito, ma lasciamo stare. E da quanto la aspetti?>
< Da una vita>.
< Ecco! Allora vedi che aspetti da tanto! "Da una vita" è un altro modo di dire, proprio come  "da un'eternità ", per esprimere che aspetti da tanto. Qui casca l'asino!>.
<Forse è meglio che l'asino te lo vai a riprendere lì dove è cascato: "da una vita" in questo caso non è un modo di dire. Io aspetto l'eternità da quando sono nata, da quando è iniziata la mia esistenza, insomma da una vita, la mia. Guarda che anche tu aspetti la stessa cosa da una vita, la tua vita. Siamo fatti per desiderarla>.
< Tu sei fuori di testa! Quindi, aspetti chi non viene mai, da una vita intera?>.
< Io sarò fuori di testa, ma tu ci stai ben chiuso dentro la tua testolina di pietra! Aspetto "chi" o forse meglio "quello" che c'è sempre stato, da prima che io fossi, e che ci sarà sempre, oltre me. L'eternità insomma!>.
<O santa pazienza! Ma dimmi, come si fa ad aspettare chi c'è sempre stato e, quindi, è già arrivato? Capisci che non ha logica quello che dici?>.
< Si, capisco sia strano. Il punto è questo: noi non siamo capaci di intendere l'eternità per intero, possiamo solo aspettarla. Aspettare che si manifesti a noi, come frammento da contemplare, attimo da gustare, orizzonte cui consegnarci. Quindi io aspetto che arrivi il mio frammento>.
<Ma cosa aspetti di preciso?>
< Che si manifesti>.
< E come sará secondo te?>
< Sarà un "si", sussurrato con tenerezza. In quello starà il mio frammento di eternità, il mio nuovo orizzonte senza confini>.
< Un " si" a cosa? Detto da chi?>.
< Un "si" all'Amore, detto dall'Amore, con Amore e per l'Amore. Ma questo è il mio frammento speciale. Ognuno ha il suo e nella vita ne incrocia tanti>.
<E il mio? Come lo riconosco? Come lo catturo? >.
< Non lo puoi catturare. È dono da accogliere. Anzi da cogliere. Per cui apri il cuore e aspetta>.

domenica 22 ottobre 2017

E' solo un filo.

E' solo un filo, di quelli sottili, fatto scorrere dentro una cruna minuscola.
E' solo un filo, di quelli usurati, lisciati dalla pressione delle mani, che già inizia a scomporsi in tanti micro-fili più piccoli.
E' solo un filo,un po' elettrizzato.

E' solo un filo quello con cui è cucito il mio corpo.
Solo un filo che tiene insieme le mie ossa e gli da forma dentro questa carne.
E' solo un filo che attraversa i miei pensieri, ne scandisce il tempo, né traccia le evoluzioni.
Un filo che disegna le mie visioni e, annodandosi in due o tre punti, irrobustisce i miei sogni.
E' un filo quello su cui corrono le parole che cercano di dare contenuto al mio credere e al mio sperare.
Un filo con cui appuntare le stellette delle mie battaglie "per".
Un filo con cui rattoppare le ferite e tappare le feritoie.

Di questo filo è tessuto il mio volere.
Su questo filo residua il mio unico potere.
Dalla sua resistenza dipende la mia.

E' solo un filo, dite voi.
Ma a quello resto attaccata come marionetta.
In quello trovano impulso movimenti e moventi.
Senza quella resto sulla scena priva di vita.

E' solo un filo e ha il colore dell'anima mia.

mercoledì 30 agosto 2017

Semplice

Semplice è direzione univoca, senza contraddizioni.
Semplice è uno, senza frammentazioni.
Semplice è intero, senza crepe.
Semplice è vero, senza dimostrazioni.
Semplice è povero, perché ha bisogno di poche cose.
Semplice è facile, perché è fare e agire che cerca realizzazione.
Semplice è linearità, immediatezza, natura, senza aggiunte o complicazioni.
Così vorrei che fosse l'anima mia, così...semplicemente.


mercoledì 19 aprile 2017

In quelle sette miglia

Vorrei riconoscerti al mattino,in quel raggio che si insinua lento da una fessura,allargandosi nella camera.
Vorrei riconoscerti negli spazi vuoti che resistono in mezzo al ritmo dei pensieri, che già anticipano i passi del giorno.
Vorrei riconoscerti nella trasparenza di due occhi e nell'immediatezza di un sorriso.
Vorrei ritrovarti in quel pensiero del cuore che si accende all'improvviso,un po' promessa, un po' ricordo.
Vorrei trovarti nelle lacrime che mi restano come ultime parole sensate pronunciabili davanti all'orrore.
Vorrei scoprirti nell'umanità semplice di un gesto mai scontato e di parole dimenticate.
Vorrei riconoscerti nella unicità di un nome,di una storia,di un passato e nella speranza di un futuro.
Vorrei guardarti attraverso un cielo che si infiamma,una cima che si allunga agile,una notte ferma e trapuntata di stelle.
Vorrei riconoscerti in quella voce familiare che si fa rifugio e abbraccia le fatiche,in quella bocca che bacia le ferite,in quella mano che porge al mio cuore un palloncino perché conosca il vento, la leggerezza.
I miei vorrei lastricano la strada verso Emmaus.Tu metti i tuoi passi accanto ai miei.

mercoledì 15 febbraio 2017

Non più solo io.

Ti è mai successo di sorridere di sorrisi non tuoi?
Hai mai pianto bevendo lacrime non tue?
Hai mai sognato di sogni altrui o sperato di speranze estranee?
Accade, mio caro. 
Accade se decidi di non barricare le vie di accesso al tuo sentire.
Accade se accetti di essere “parte di” e smetti di pensarti come un“tutto” finito.
Accade quando al mattino collochi il tuo battito nell’eterno pulsare del tempo
e riconosci nella tua voce l’eco dei secoli.
Accade quando cerchi la vita che non conosce distanze e non ammette contorni,
quando rimetti la mano in quello squarcio da cui continuano a fluire buio e Luce.

sabato 14 gennaio 2017

Salve, Mr Ant!

Il mio vicino, Mr Ant, si è trasferito al piano sopra di me da meno di un anno. E' arrivato in una normalissima mattina di settembre con al seguito la moglie e quelli che presumo essere due gemelli (in realtà tutta la famiglia sembra composta da gemelli, se non fosse per la diversa stazza dei genitori rispetto ai figli). Sono arrivati quasi in silenzio: silenziosi i loro passi, silenziosi gli operai che hanno caricato su per tre piani i loro mobili, silenziosi gli amici venuti (o forse mai venuti?) a trovarli non appena si sono insediati.
Per non disturbare hanno preferito non venire a suonare di porta in porta per conoscere noi co-abitanti del palazzo. Per non disturbare - lo hanno precisato nell'incipit del loro messaggio - hanno preferito mettere nelle buche delle lettere un discreto bigliettino con cui annunciavano il loro arrivo e ci invitavano ad un breve aperitivo di benvenuto il venerdì successivo dalle 17 alle 17:45 (breve davvero a pensarci bene!). Io non riuscì ad andare a quell'aperitivo e la cosa mi mise alquanto a disagio: come avrei dovuto comportarmi a quel punto?Nella norma avrei citofonato ai miei vicini il giorno successivo o nel weekend e mi sarei presentata con un dolcetto di benvenuto invitandoli a venire da me per un caffè o una tisana quando gli fosse tornato meglio. Tuttavia, "per non disturbare", forse avrei fatto meglio a dare seguito a quella comunicazione epistolare cui loro avevano dato inizio. Decisi allora per una via di mezzo: avrei scritto anche io un bigliettino che avrei messo nella buca, preparandomi ad intercettarli lungo le scale negli orari soliti di ingresso/uscita, così da rimarcare a voce il mio augurio di benvenuto e il mio invito.
Per questa ragione,e non per qualche forma di paranoia o per qualche mania persecutoria, iniziai a "seguire", o almeno a tentare di seguire, i miei vicini.
Dalla mia postazione sottostante potevo registrare i loro spostamenti o quantomeno percepire quando qualcuno usciva o entrava.
 Potevo permettermi il lusso di adattarmi e di inseguire i loro spostamenti perché io,ormai da qualche anno, mi ero affrancata dagli orari di uscita, dalle pause pranzo e dalle ferie: come traduttrice freelance avevo la (S)fortuna di poter lavorare da qualsiasi angolo di mondo dotato di una connessione wi-fi e spesso, quindi, finivo col farlo da casa, dalla mia scrivania.
Dopo due settimane di tentativi eccomi qui: orecchio teso appoggiato al mio portone e fiato silente per non coprire i rumori di fuori. Ma al momento nulla da rilevare
 (continua...se vi/mi va).

giovedì 3 novembre 2016

Non conosco che te

Non conosco pensieri che, nati nelle stanze della mia mente,non vogliano correre per i tuoi corridoi Non conosco desideri che, partoriti tra i battiti gonfi del mio cuore, non vogliano riposare, cullati dal calore del tuo respiro.
Non conosco tempi che, elemosinati all'incedere fragoroso del giorno, non vogliano essere dilapidati con te.
Non conosco luoghi che, sottratti all'invadenza,  custoditi nell'intimità, non vogliano essere abitati da te.
Non conosco altre mani con cui le mie vogliano disegnare orizzonti.
Non conosco altri piedi di fianco ai quali i miei vogliano solcare l'oggi.
Non conosco che te: eppure non ti sapevo nè mai davvero ti saprò del tutto.